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AMMORTIZZARE IL TERREMOTO

27 agosto 2016
– Mi ricordo ancora con stupore della mia esperienza con un terremoto giapponese nel 1985, in sosta a Yokohama, in occasione della Coppa del Mondo di Maratona femminile, in compagnia del grande Oscar Barletta, di Massimo Cozzi e della squadra italiana femminile di maratona vittoriosa al Campionato Mondiale di Maratona a squadre a Hiroshima: Laura Fogli, Paola Moro, Rita Marchisio ed Emma Scaunich. Ero in albergo, sul letto, quando ebbi la sensazione di essere sull’otto volante: ma nulla cambiava posizione, letto, tavolo sedie toilette quadri, tutto rimaneva saldato al proprio posto. Quando scesi a chiedere spiegazioni alla reception, dove tutto procedeva come se nulla fosse accaduto, 31 ani fa, mi fu spiegato che tutto era nella norma, che si era trattato di un bel sisma, ma che l’albergo era munito di ammortizzatori antisismici. Rimasi sbalordito ed oggi lo sono ancora di più, di fronte alla ennesima tragedia italiana, dove certo non mancano le qualità ingegneristiche, ma purtroppo prevalgono la supponenza, il fatalismo, la superficialità, la memoria corta e la non cultura della prevenzione. Sapete cosa penso ? Credo che si stiano rincorrendo fantasmi e vecchi arnesi del fai da te. Diversamente occorre non perdere tempo e fare ricorso a chi decisamente ne sa più di noi in materia : i giapponesi ! *** Abbiamo visto le immagini del Parlamento giapponese durante il terremoto. Si muovevano solo i lampadari. E si tratta di una costruzione del 1936. Oltre a questo, abbiamo visto anche che la maggior parte degli edifici hanno resistito anche ad una scossa del nono grado della scala Richter. Come fanno i giapponesi a costruire edifici così efficacemente antisismici, sin dagli anni ’30?.Dal XVIII secolo, dopo alcuni terremoti distruttivi, in Giappone si prese seriamente in considerazione l’idea di una tecnica edilizia indirizzata a moderare i danni provocati dalle scosse sismiche. A Tokyo, nel 1923, vi fu un terremoto che distrusse molti palazzi, mentre l’Imperial Hotel rimase in piedi grazie a una struttura rinforzata da getti di cemento armato, con un profilo a sbalzo e una particolare stratificazione delle fondamenta. Ecco in concreto cosa significava 93 anni fa costruire con “approccio antisismico” in Giappone. Uno dei protagonisti di questa tipologia di architettura è stato Tange Kenzo. Uno dei segreti sta nell’utilizzo dei cuscini antisismici, una sorta di ammortizzatori di un’automobile, disposti tra un piano e l’altro degli edifici più a rischio: la struttura diventa elastica alle sollecitazioni a pressione, flessione e torsione di una scossa sismica, limitando i crolli e dando alle persone la possibilità di fuggire. Le strutture portanti devono essere in cemento armato o in acciaio, in modo da garantire la maggiore flessibilità possibile e anche le dimensioni della costruzione devono rispettare dei precisi rapporti in modo da abbassare il baricentro. Si tende poi a usare materiali poco pesanti soprattutto nelle parti alte dell’edificio. E naturalmente viene attentamente analizzata la morfologia e la tenuta del terreno sottostante. Negli anni ottanta gli americani che andavano in Giappone, sorridevano e si divertivano nel vedere che ciclicamente bambini, impiegati, personale di albergo si addestravano alle simulazioni anti terremoto. Il 17 ottobre 1989 segnò una data storica per San Francisco con un mega terremoto in diretta sulla CBS, durante una finale storica di football americano. Dopo quell’evento gli USA cominciarono il loro pellegrinaggio in Giappone, con il cappello in mano, per capire cosa fare a fronte di una faglia come quella mostruosa di Sant’Andrea. Il segreto di pulcinella è la prevenzione in forma seria. Se provate ad andare in una agenzia immobiliare giapponese per appartamenti in palazzina vi accorgerete che esiste una sezione di vendita (obbligatoria per legge) che illustra gli accorgimenti antisismici che – sempre per legge – equipaggiano lo stabile. Da qualche anno ci sono palazzi che basano i pilastri portanti su sfere di cemento all’interno di cilindri sempre in cemento, che in caso di terremoto fanno muovere la costruzione in modo circolare, spezzando l’urto del sisma. Scuole, palazzi, centri turistici per stranieri, di fatto tutti gli enti governativi giapponesi hanno la prevenzione dei terremoti come base della vita sociale. Manuali e documentazione vengono divulgati ovunque perfino nei ryokan tradizionali. Questi manuali eccellono in semplicità e completezza e sono stati copiati in Canada, Usa, e Paesi Scandinavi, come esempio di eccellenza organizzativa. Il “segreto” del Giappone sta dunque in tecnologie come i cuscinetti antisismici disposti alla base degli edifici, l’uso di acciai molto più elastici del normale, la fibra di carbonio che avvolge i pilastri e li rende più resistenti alle fratture, apparecchi detti “dissipatori”, che vengono disposti tra un piano e l’altro degli edifici più a rischio.
Ruggero Alcanterini

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