Il 12 aprile di 11 anni fa, lasciava i propri cari il sig. M.D.. Ferroviere che ha contratta un terribile mix di malattie asbesto correlate. L’amianto uccideva prima e continua a farlo anche adesso.
Ricorre proprio oggi l’anniversario della scomparsa del si. M.D.. Il ferroviere dello stato ucciso dall’amianto e strappato via dai suoi cari a causa di un mesotelioma ed un cancro polmonare secondario.
A distanza di 11 anni i familiari della vittima non sono riusciti ad ottenere la meritata giustizia. La vittima si è spenta a poco alla volta. Tra dolori atroci, il proprio caro a causa della presenza di amianto in ferrovie dello stato.
Alla luce di questa assurda vicenda interviene l’Osservatorio Nazionale Amianto. L’Avv. Ezio Bonanni, presenterà un nuovo ricorso presso il Giudice del lavoro della città di Reggio Calabria, nel tentativo di sollecitare la risoluzione del problema legato alla presenza di amianto in ferrovie dello stato.
Nonostante i familiari del ferroviere deceduto abbiano il diritto di esser risarciti, né l’INAIL né le Ferrovie dello Stato intendono indennizzare e/o risarcire il danno. Per questa ragione l’unica strada è quella del ricorso giudiziario alla Magistratura. Ad ogni modo presenterà anche un nuovo esposto alla Procura della Repubblica di Reggio Calabria.
L’avvocato Bonanni che da quasi venti anni sostiene e crede in questa battaglia ha dichiarato a riguardo:
«I famigliari del Sig. M. D. si sono rivolti all’Osservatorio Nazionale Amianto dopo che per anni c’era stato un continuo rimpallo tra le Ferrovie dello Stato e l’INAIL. Entrambi intenzionati a non riconoscere l’origine professionale del mesotelioma primitivo e successivamente cancro polmonare.
Patologie che hanno attanagliato e ucciso il Sig. M. D., nel lontano 12 aprile del 2007. Una storia incredibile fatta di omissioni. Situazioni venute alla luce grazie alla nostra associazione, che ha informato la vedova della presenza di amianto nelle carrozze ferroviarie. L’amianto era presente anche nelle installazioni ferroviarie nella città di Reggio Calabria. Ormai nota per il numero impressionante di patologie asbesto correlate proprio tra i ferrovieri».
Ma questo non è l’unico caso in cui vediamo un uomo ammalarsi a causa della presenza di amianto in strutture che dovrebbero essere state tutelate dagli enti statali, la storia di Antonio Dal Cin ha fatto il giro del mondo e anche lui ha espresso in qualche riga il suo pensiero:
«Risulta incredibile come le Ferrovie dello Stato tentino in ogni modo di negare la condizione di rischio amianto anche e soprattutto quando ci sono i malati e i morti e questo non è eticamente e moralmente corretto, specialmente da parte di una impresa di Stato che si è resa protagonista di sistematiche violazioni dei diritti dei lavoratori e negli ultimi anni anche di disastri ferroviari come quello di Viareggio, rimasti tutti impuniti nonostante il numero dei morti, una vera e propria strage provocata dall’incuria di coloro che pensano di essere immuni perché rappresentanti di una impresa di Stato.
Per questo motivo io, ex finanziere malato di amianto, proprio perché posto in servizio vicino a carrozze ferroviarie con presenza di amianto, mi batto anche se in gravi condizioni di salute per cercare di preservare la sacralità e la dignità della vita umana calpestate dalle Ferrovie dello Stato, o per meglio dire, da coloro che indegnamente hanno rappresentato le Ferrovie dello Stato ed è per questo motivo che auspico che i responsabili di questa strage di amianto tra i ferroviere abbiano la punizione di giustizia».
«Chiediamo l’intervento del Capo dello Stato, del Presidente del Consiglio, dei Ministri e di tutte le istituzioni perché richiamino i manager delle Ferrovie dello Stato di loro nomina al rispetto della legge, prima di tutto per la bonifica dell’amianto presente nelle installazioni delle Ferrovie dello Stato e per evitare le lungaggini che hanno permesso ai responsabili della strage di Viareggio, che ha provocato la morte di 32 innocenti, di rimanere impuniti senza un giorno di carcere.
Questo è vergognoso. Degli assassini che hanno provocato la morte di 32 persone, hanno avuto una pena che verrà dichiarata prescritta perché nel frattempo il processo si è dilungato per un sacco di anni e quindi materialmente non succederà niente. Mi auguro che ciò non succeda anche per i morti di amianto nelle ferrovie a Reggio Calabria e quindi mi appello al Capo dello Stato anche quale presidente del CSM perché i tempi della giustizia siano solleciti e assicurino alle patrie galere i manager delle Ferrovie dello Stato che hanno esposto i nostri cari alle fibre di amianto ed hanno provocato la morte».
L’ex finanziere malato di asbestosi, tira in ballo un’altra pagina nera della storia italiana che ha visto morire 32 vittime innocenti, è proprio per evitare che si ripetano tragedie simili che le istituzioni devono mobilitarsi e ascoltare le parole di chi convive con lo spettro della morte ogni giorno.
Ad Antonio Dal Cin, fa eco Massimo Alampi, coordinatore ONA Reggio Calabria, orfano anche egli a causa dell’amianto, dichiara con un nodo in gola.
«Non capisco le ragioni per le quali si cerchi sempre di ostacolare il riconoscimento dell’origine professionale del mesotelioma che ha portato alla morte del Sig. M. D. È per questi motivi che la nostra associazione è fortemente mobilitata a Reggio Calabria come nel resto d’Italia per la tutela delle vittime nelle Ferrovie dello Stato. Chiediamo l’intervento del Capo dello Stato, del Presidente del Consiglio, dei Ministri e di tutte le istituzioni perché richiamino i manager delle Ferrovie dello Stato di loro nomina al rispetto della legge, prima di tutto per la bonifica dell’amianto presente nelle installazioni delle Ferrovie dello Stato».
Massimo dopo aver perso il padre, il Sig. Letterio Alampi, ha deciso di abbracciare la causa amianto, non solo per il ferroviere deceduto, ma per tutta la comunità che inizia solo adesso a comprendere la gravità della situazione.
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