– Se qualcuno dubita del proprio futuro di vita, non può che farsene una terribile ragione, alla vista delle immagini satellitari che certificano l’agonia e la morte inevitabile dell’Amazzonia, per quel che rimane. Le migliaia d’incendi e le orribili aggressioni speculative, che in progressione geometrica erodono e imputridiscono il polmone verde del mondo sono la dimostrazione di fatto, la prova regina di quale sia la vera indole degli umani, ovvero distruttiva, masochista, suicidaria. Quando si parla di biodiversità, di risorse insostituibili della natura, infiniti margini per la ricerca scientifica, per la medicina del presente e del futuro, ci si riferisce convenzionalmente e sostanzialmente a quella che era considerata una sorta di arca delle meraviglie, una pressoché inesauribile riserva di speranza legata all’inesplorato, a quel che miliardi di organismi partoriti nel tempo milionario dalla madre terra ci avrebbero ancora riservato. E invece, no, quella salvifica provvidenza pluviale straordinariamente finora sopravvissuta a offese di ogni genere, adesso è in fiamme senza riparo. Quel mantello verde con cui Gaia ancora ricopriva una parte di se, sta cangiando in rosso per divenire nero, come premessa all’effimero delle bistecche, allo sfruttamento minerario, all’arricchimento di pochi per la disperazione di tutti e a quel che alla fine sarà, il deserto del nulla infarcito di rifiuti. Francamente, quello che mi lascia basito è il blando segnale che giunge da qualche capo di governo che, a futura memoria, mette in agenda il problema, pensando al G7 che verrà, a chi arzigogola ipotesi sulle evidenti responsabilità criminali, agli studi statistici della FAO, alle COP che si convocheranno, mentre la casa comune brucia senza scampo. Non mi risulta che la collettività planetaria si stia mobilitando per intervenire concretamente, per salvare il salvabile. Anzi, qualcuno gioisce per il surriscaldamento che denuda dai ghiacci aree sin qui protette, rendendole disponibili per i malintenzionati. Qualcuno pensa di acquistare a prezzi stracciati la vichinga Groenlandia, non certamente per preservarne le qualità, per farne un paradiso ambientale protetto… La Siberia è andata parzialmente in fumo, la Somalia è divenuta discarica indiscriminata delle peggiori sostanze tossiche del mondo… L’Indonesia e Sumatra permutano i giganti tropicali in foglie da tea… Insomma, mentre gli ultimi indios perdono la casa e l’anima, Greta va in barca e Bolsonaro se la prende con le ONG, in assenza di una vera coesione, di una essenziale unità d’intenti, di una agenzia mondiale per l’ambiente con poteri e risorse adeguati all’emergenza, ci si limita purtroppo a versare ancora inutili lacrime.