Il buon vino nasce in vigna ma si degusta in riva al mare, sul bagnasciuga, in due oppure insieme agli amici. E’ la moda di questa estate: meglio bianco che rosso, il nettare di Bacco è il must col solleone. D’altronde si sa, gli italiani sono un popolo di santi, poeti e navigatori che non rinunciano alle vacanze. Quelle che una volta erano le villeggiatura e duravano mesi, spesso al camping, oggi sono più brevi e spesso nei b&b ma decisamente all’insegna del buongusto. Ne abbiamo già avvistate di insalate fredde (pasta, riso o pollo), di macedonie e caprese che sostituiscono la spigola o la frittura al ristorante. Sotto l’ombrellone i vacanzieri non rinunciano al cibo che rappresenta la principale motivazione di scelta del luogo di vacanze.
Sarà per i presidi Slow Food, per la sicurezza agroalimentare che peraltro contribuisce a mantenere nel tempo un territorio con paesaggi di bellezza unica. Fatto è che in spiaggia questa estate spopola il vino. Fresco. Raramente il rosato. Soprattutto italiano. Anche se chi può si regala un Coral Wine. Chi? Cosa? Dove? Perché? Al momento. Andiamo per gradi (tanto per rimanere in tema vinicolo). Dunque Coral Wine è una cantina subacquea dove si produce del vino al sapore di mare. Ma forse è più la suggestione, perché Ixtriana è un bianco delizioso. Degustato grazie al palato fine di Mario Marcarini questa Malvasia rimane in acqua sei mesi, affinchè i molluschi del Mare Adriatico ne avvolgano la bottiglia come un tenero abbraccio.
Progetto dell’imprenditore Marko Dušević, in mare le bottiglie rimangono senza intaccare l’ambiente. Sembra di trovarci anche noi lì, dove l’istituto oceanografico preleva ogni settimana campioni di mare (per rilevare impurità) e l’istituto veterinario esegue test di laboratorio (per garantire la qualità dei molluschi presenti nella zona)… ebbene lì, dove l’energia delle onde si piega a una nuova dimensione del gusto del vino… proprio lì, dove l’originalità della natura sorprende con forme nuove attorno a ciascuna bottiglia diversa dall’altra.. e lì, che si torna sorseggiando quello che la barriera corallina artificiale crea. Una barriera composta da ceste che favoriscono il libero flusso dell’energia del mare tra le bottiglie.
Una barriera di cui ha beneficiato appunto Xtriana che, dopo l’affinamento marino ha una maggiore complessità aromatica. Lo pensa anche Mario Marcarini: “E’ un capolavoro di natura e una ‘tecnica’ che riesce a conferire ai vini già molto buoni di partenza caratteristiche uniche, attraverso l’affinamento nei fondali marini in Croazia. Uve autoctone, del territorio, nel rispetto delle varietà locali vengono conferite in grandi gabbie in mare. Fino a 150 bottiglie depositate a 30 metri di profondità, nei fondali marini per sei mesi. Il resto lo fa la natura. Capita con tutti i vini Coral Wine e anche con Ixtriana, con caratteristiche esaltate dalla profondità che genera pressione atmosferica. Dove la temperatura costante (intorno a 10 gradi), che in quei fondali cresce o decresce di un grado per ogni mese, regala un clima che una cantina non potrà mai avere. C’è poi anche quel piccolissimo movimento che le correnti danno alle bottiglie: il risultato è un vino è unico”.