Passi di lunghe gambe disegnate dalla seta di abiti ispirati ai pepli di raffinate concubine. Gonne plissé e sbiechi per silhouette ibride e sinuose. Tutto nelle nuance tipiche di un mondo parallelo, fatto di rosa ciclamino, rosa antico, verde acido, glicine, blu polvere e ciano. E’ così che ieri al Grand Hotel Palace, il couturier Luigi Borbone ha svelato la sua collezione di Alta Moda P/E 2023. Poco o nulla importa se si saranno girati nella tomba i faraoni egizi cui si ispirò Mariano Fortuny nel 1909, quando inventò il suo “fortuny”. Tra i numerosi invitati presenti all’evento, a destare molta curiosità è stata piuttosto la tecnica sul come si ottenevano le pieghe di quegli abiti e sul come si ottengono ora: ieri si immergeva il tessuto in una soluzione di gomma liquida, per poi “stirarlo” a caldo per fissare le pieghe; oggi è l’abilità sartoriale a fare la differenza. La Maison Luigi Borbone lo sa bene. E sembra se ne siano accorti anche i protagonisti dell’ultimo ciclo di affreschi della pittura moderna che porta la firma di Guido Cadorin. Riporta agli anni Trenta e impreziosisce il salone-ristorante di quello che prima si chiamava Hotel Ambasciatori. Avete presente il Veronese o il Tiepolo? Bene, Cadorin di questa scuola fu l’ultimo discendente. Che forza vedere Gio Ponti che si affaccia con sorriso ironico da una colonna. C’è perfino Margherita Sarfatti, a quei tempi già amante del Duce, che desiderava “passare all’immortalità”. Ma soprattutto c’è la Dolce Vita romana di quegli anni, che Cadorin rappresenta come una festa notturna senza fine. Differente, almeno nell’epilogo, dalla Dolce Vita di Luigi Borbone, nostalgico stilista alla corte di un schiera di donne affrescate di femminilità. Quella stessa femminilità condannata, strozzata e negata ai protagonisti degli affreschi dell’albergo a quattro mesi di distanza dall’inaugurazione. Quando la direzione decise di ricoprirli con un velo di seta senza apparenti regioni, per poi riscoprirli dopo la guerra. Che ci avesse messo lo zampino il Duce, dopo la fine della storia con la Scarfati?
Molto possibile. Intanto su tutta la sfilata proprio ieri, 11 maggio, una donna-conchiglia, una donna nuda dormiente tra due valve, ha vegliato e benedetto ogni deliziosa mise di Borbone. Anche se i più attenti hanno notato un’altra figura intenta nel dare il benestare alla collezione “Eden”: una donna dalle sembianze di fontana, intravista nell’affresco di fronte alle finestre dove sono passate l’una dietro l’altra le creazioni della Maison. Sfiziosa anche la linea di scarpe Luigi Borbone per Villani, con pellami lavorati mediante le più moderne tecnologie.
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