Secondo la polizia, il capo della Vitaldent depositava i redditi provenienti dai vari franchising in banche svizzere e lussemburghesi per reinvestire poi parte del denaro in Spagna “con l’acquisizione di beni immobili, automobili e altri oggetti di lusso, culminando così il processo di ‘sbiancamento’”.
L’operazione è coordinata dal procuratore anticorruzione e ha portato a 13 arresti, tra cui il responsabile per la società in Italia, Bartolomé Conde. Presso la sede dell’azienda, gli agenti hanno sequestrato tra l’altro un aereo del valore di un milione di euro e 36 veicoli di lusso.
L’azienda ha più di 450 cliniche dentali in tutta Europa (350 punti solo in Spagna) e il suo fatturato è di circa 500 milioni di euro l’anno. Fonti della polizia hanno precisato che gli arresti non influenzeranno il funzionamento di cliniche e non hanno nulla a che fare con le prestazioni fornite agli utenti. Presumibilmente, secondo alcune fonti, la truffa sarebbe duplice. Da un lato, al Tesoro, in secondo luogo, ai proprietari dei franchising e, per estensione, ai clienti, che a quanto pare erano costretti a pagare in contanti. Furono proprio le lamentele di alcuni clienti per il procuratore anti-corruzione, ad innescare l’indagine.
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