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Politica

Election Day, verso il 4 marzo. Politiche e regionali, partiti in fermento

 

Meno di cinquanta giorni alle elezioni politiche 2018. E sarà un election day. Il 4 marzo, infatti, i cittadini italiani si presenteranno alle urne per esprimere il loro voto e lo stesso giorno gli elettori di Lazio e Lombardia saranno chiamati a rinnovare la carica di presidente e il consiglio regionale. Un doppio appuntamento che si preannuncia alquanto incerto, nonostante il fluire costante di sondaggi e opinioni che sottolineano alterne fortune per gli schieramenti in campo.
Schieramenti che in questi giorni sono ancora in fase di costruzione. In compenso, la campagna elettorale è iniziata già da tempo.
Per quanto riguarda le politiche, la legislatura si è chiusa a fine dicembre e ora i partiti si stanno organizzando per affrontare al meglio la parte finale e più delicata di questa corsa al voto.

Italia al voto
Il Partito democratico vede Matteo Renzi in grande attività, impegnato a spostare l’attenzione dalla sua persona a quella del partito, lasciando aperte per il nuovo governo le posizioni di Gentiloni, Delrio e Minniti, perché, afferma, “adesso si gioca di squadra” e il Pd alla fine dovrà risultare il primo partito. Questo è ciò che conta di più, fa capire il segretario dem, che poi punta il dito contro il Movimento Cinque Stelle, definendolo “incompetente”, giudizio condiviso anche dal centrodestra.
Attacco che il candidato premier pentastellato, Luigi Di Maio, respinge però con forza: “Berlusconi e Renzi sono competenti a fare i propri interessi”. E poi rilancia, marcando il Pd sul fronte banche, in merito alla vicenda Renzi-De Benedetti sul decreto per le popolari: “Renzi ha disonorato le istituzioni favorendo uno speculatore e facendogli guadagnare 600 mila euro grazie ad un’operazione in Borsa che è stata favorita dalla notizia che il governo stesse per fare un decreto legge. Secondo il nostro codice etico Renzi non sarebbe neanche candidabile”.
Ma l’ex premier va avanti per la sua strada, guarda al rinnovamento del Pd e lo propone agli elettori come unica vera “alternativa ai grillini”.


Nel frattempo, si registrano la nascita di Civica popolare, guidata dal ministro della Salute Beatrice Lorenzin e il matrimonio tra +Europa di Emma Bonino e Centro democratico di Bruno Tabacci.
Alla finestra rimane Liberi e Uguali, il nuovo soggetto politico fondato dal presidente del Senato, Pietro Grasso. La candidatura del leader di LeU avrà sicuramente il suo peso nella competizione elettorale, non solo a livello nazionale ma anche regionale, come dimostra l’accordo raggiunto nel Lazio con il Pd a sostegno del governatore uscente Nicola Zingaretti (anche se il veto di LeU su Civica popolare complica la situazione). Secondo Grasso “ci sono tutte le condizioni per costruire un’alleanza di sinistra”, anche se l’intesa in questo caso ha generato uno strappo interno a LeU con Sinistra Italiana.
Un appello all’unità della sinistra arriva da Romano Prodi, che parla di buon senso da recuperare e si dice “preoccupato perché non vedo prevalere quello spirito di coalizione che è sempre indispensabile per vincere una competizione elettorale”.
Una vittoria che il centrodestra, invece, è sicuro di avere (quasi) in tasca. Silvio Berlusconi ne è straconvinto. Più che per il Pd, l’attenzione sembra essere per i Cinquestelle. I grillini, afferma, “sono una setta pericolosa, sono i nuovi comunisti, anche peggiori dei comunisti del ‘94”.
L’ex Cavaliere, che per effetto della legge Severino è incandidabile, è affiancato nello schieramento di centrodestra dal segretario della Lega Matteo Salvini e dalla presidente di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni. Il discorso della candidatura è ancora aperto, ma intanto la coalizione si è arricchita della cosiddetta “quarta gamba”, una forza moderata formata dall’ala cattolica che fa capo all’Udc di Lorenzo Cesa e dal fronte liberale di “Noi con l’Italia”, del tandem Fitto-Lupi.

Lazio, verso le Regionali

La campagna elettorale nazionale si intreccia con quella regionale. Nel Lazio, per il centrosinistra ha deciso di riproporsi per il secondo mandato Zingaretti, che come si è detto ha incassato il sostegno di LeU.
Per i pentastellati in campo c’è Roberta Lombardi, che già da un po’ si muove sul territorio con un tour fitto di appuntamenti. Nei giorni scorsi la candidata grillina ha fatto tappa ad Amatrice ed è stata accolta da Sergio Pirozzi, sindaco della cittadina devastata dal terremoto. Lo stesso Pirozzi è in corsa per la presidenza della Regione Lazio. Si è autocandidato, con la sua lista civica, da ormai due mesi. Sul suo nome potrebbe convergere il centrodestra, che però ad oggi, e siamo già al 20 gennaio, non ha ancora espresso alcuna preferenza.
Berlusconi, Salvini e Meloni auspicano un suo passo indietro, per sciogliere finalmente la riserva, ma Pirozzi non ci pensa proprio e continua la sua cavalcata verso il voto.
Di nomi finora se ne sono fatti tanti, da giornalisti come Nicola Porro e Gennaro Sangiuliano a esponenti del mondo imprenditoriale (Massimiliano Giansanti, presidente di Confagricoltura), a personaggi politici come Fabio Rampelli, capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera e il senatore di Forza Italia Maurizio Gasparri.
Sul vicepresidente del Senato fino a qualche giorno fa sembrava cosa fatta, anche se il diretto interessato ha più volte smentito, ricordando che “la politica è una cosa seria, non un reality”.
Ma le ultime indiscrezioni vedono Rampelli in forte crescita e alla fine il centrodestra potrebbe realmente presentarlo come candidato unitario.
Il sindaco di Amatrice, nel frattempo, va avanti, “forte del consenso popolare”. “Non penso che candidarsi sia un reato”, sostiene, anzi “sono convinto che la Regione Lazio abbia bisogno della Scossa dello Scarpone”. Tradotto: di un impegno serio e concreto sul territorio, scendendo tra la gente, ascoltandola, risolvendo i suoi problemi.

Tra chi è convinto che una candidatura di Pirozzi rappresenti una mossa vincente per aggiudicarsi le prossime elezioni regionali c’è Francesco Storace, presidente del Movimento Nazionale per la Sovranità, già governatore del Lazio e Ministro della Salute nel terzo Governo Berlusconi. “C’è un incaponimento – dice Storace – a mettere una bandierina di partito. E’ incomprensibile”.
I tempi, comunque, sono stretti e il centrodestra rischia di apparire diviso e litigioso agli occhi dei cittadini. Forza Italia, che rivendica la scelta del candidato nel Lazio, invita però alla calma. “Non siamo affatto preoccupati – fa sapere il senatore forzista Francesco Girolo sono di più i nostri avversari, che invece di parlare alla gente di proposte concrete per il Lazio preferiscono arrovellarsi sui media su chi sarà il nostro asso nella manica. Anzi incomincio a pensare che questa lunga suspence sulle nostre scelte ci gioverà. Certo è fondamentale un candidato unitario di tutto il centrodestra ma sono molto ottimista”.
Ai nastri di partenza ci sarà anche CasaPound, reduce dai brillanti risultati ottenuti a Ostia. Il candidato è Mauro Antonini.

di Antonio De Angelis

Antonio De Angelis

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