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L’ORO DI ARQUATA

19 SETTEMBRE 2016
– Gli italiani nel 2014 avevano messo al pizzo quasi 870 miliardi di euro, di cui otre trenta sotto il classico mattone, salvo metalli e pietre preziose, da sempre salvaguardia certa contro l’inflazione. Dunque è verosimile che ad Arquata del Tronto siano stati rinvenuti gioielli per il valore di milioni, occultati tra le mura di una delle case crollate per il terremoto. Diciamo che in questo caso la verità potrebbe essere diversa e che i due anziati rimaste vittime del sisma non ne sapessero nulla, ma che non si tratta della prima, né dell’ultima occasione che, dopo crolli, arature, ricerche basate su miti e leggende hanno dato conferma di quanto si favoleggiava. Ma poi, tra fantasia e realtà quanto ci corre ? Quanto c’è di vero nel Il Conte di Monte Cristo, piuttosto che nei Miserabili, in Ali Baba e i quaranta ladroni, piuttosto che ne L’Isola del Tesoro o ne I predatori dell’Arca Perduta? Quanto c’è di falso nel tesoro di Arquata, piuttosto che nell’Oro di Dongo o dei preziosi contenuti nei forzieri del Titanic ? O di quanto potrebbe essere ancora ritrovato, come il Santo Graal dei Templari, che si dice nascosto nella Cappella di Rosslyn in Scozia, piuttosto che il bottino di Capitan Kidd alle Bermude o le ottocento tonnellate d’oro razziate e seppellite da Napoleone vicino Mosca? C’è chi ancora cerca di ritrovare e in parte lo ha fatto, quanto accumulato e occultato dai nazisti nella Seconda Guerra Mondiale, c’è chi nasconde ancora la verità sulla ipotesi spartitoria dei “vincitori” beneficiari dell’Oro di Dongo, recuperato il 27 aprile del 1945 dal convoglio della Repubblica Sociale Italiana in fuga verso la Svizzera o chi si ostina a cercare il tesoro di Alarico nel Fiume Busento. Ma io credo che l’ideale sintesi tra fantasia e realtà non l’abbiano fatta i pensionati italiani costretti a seguire con i CAF le tracce delle pensioni perdute, da ricongiungere o integrare, quanto colui che può essere considerato storicamente il re dei cacciatori di tesori, Heinrich Schliemann, che tra il 1873 e il 1879 a Troia e Micene dissotterrò i tesori di Priamo e Agamennone, confermando che quanto aveva raccontato Omero “Non erano sogni, ma solide realtà!”.
Ruggero Alcanterini

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